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Grave violazione alla “Dichiarazione universale dei diritti umani” firmata dai paesi delle nazioni unite.
Continuano a Gravi violazioni dei diritti umani compiute dalle autorità in Cecenia, che dalla fine di dicembre 2018 hanno lanciato una nuova ondata di attacchi omofobi in Cecenia.
«i gay non esistono»: parola di Alvi Karimov, portavoce del presidente ceceno Ramzan Kadyrov. «Se esistessero, ci penserebbero i loro familiari a mandarli là da dove non si torna».
Una delle peggiori tecniche di tortura si chiama “zvonok Putinu”, nel gergo dei servizi di sicurezza russi. Vuol dire “telefonata a Putin”. Consiste in una dinamo che fa passare scariche elettriche nel corpo del prigioniero, di solito attraverso il lobo dell’orecchio.
«Vedi che iniziano a girare la manovella, e sai che arriverà, e quando arriva il tuo corpo inizia a tremare, sai cos’è perché ci sei già passato, ma non capisci più cosa succede, urli di dolore che ti scoppia la gola, ti senti cadere, e poi ricomincia». Testimonianza di un sopravvissuto.
Le cifre sono quelle di una persecuzione sistematica e organizzata dall’alto. Negli ultimi tre mesi, oltre 100 persone sono state detenute illegalmente e in molti casi torturate in sei diversi centri di reclusione nella repubblica caucasica perché omosessuali o presunte tali, secondo il giornale indipendente russo Novaya Gazeta, che ha «prove certe» di quattro uccisioni e sta cercando riscontri su altre morti sospette. Secondo il Cremlino, invece, «non ci sono prove».
Sembra, inoltre, che le autorità stiano distruggendo i passaporti delle persone, rendendo difficile per loro fuggire dalla Cecenia in futuro.
La Federazione Russa ha l’obbligo, ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani, di proibire la discriminazione e di indagare e perseguire i crimini di odio.
Prendere tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza di coloro che potrebbero essere a rischio in Cecenia a causa del loro orientamento sessuale, reale o percepito, e condannare nei termini più forti possibili qualsiasi commento omofobico fatto da funzionari contro individui a causa del loro reale o percepito orientamento sessuale.
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