Bitume? No grazie!

FACCIAMO APPELLO a tutti gli amici liguri o non liguri, amanti di questa Regione meravigliosa, agli ecologisti e agli amanti della Natura, ma anche a tutti i Sindaci, Enti, Autorità competenti per la Tutela Ambientale e Sanitaria della Regione Liguria, per ciò che sta accadendo in modo silenzioso e chirurgico a Zuccarello e nelle valli limitrofe. UNA FABBRICA CHE PRODUCE BITUME, che già ricade in zona sottoposta a vincolo Ambientale e a vincolo idrogeologico, a distanza inferiore di 150 m dal torrente e che già ora emette una quantita’ importante di sostanze potenzialmente tossiche, STA PER RADDOPPIARE LA SUA PRODUZIONE. GLI ABITANTI DELLA VAL NEVA E PENNAVAIRE sono preoccupati per la GRANDE PUZZA che esala già ora durante la produzione del bitume, diventata così insopportabile da causare un immediato disgusto. Stare in casa con le finestre chiuse durante il periodo estivo, è particolarmente penoso ed ha un impatto immediato e dirompente sulla vita di ciascuno. Viene negato il diritto di utilizzare lo “spazio vitale” in piena serenità ed è una costante offesa al decoro con ripercussioni sulla qualità della vita. Tutto questo unito all’ansia che, tali emissioni rechino diverse SOSTANZE TOSSICHE ogni giorno inalate, fra gli altri, da bambini e anziani e che, l’esalazione di tali sostanze possa essere UN POTENZIALE PERICOLO PER LA SALUTE. In: “Migration patterns of children with cancer in Britain di E. G. Knox, E. A. Gilman” pubblicato nel 1998 sul Journal of Epidemiological Community Health si afferma che: “Il rischio di tumori infantili aumenta in modo molto importante per individui che vivono in un raggio da 3 a 5 km da insediamenti industriali quali: raffinerie, fabbriche di asfalti, grandi utilizzatori di derivati del petrolio, ecc…”. Nel nostro caso, le abitazioni più vicine distano soltanto un centinaio di metri dallo stabilimento e tutto il paese è racchiuso in un raggio di 3 km. Purtroppo l’Italia e il mondo sono piene di situazioni simili, ma quello che FA LA DIFFERENZA sono i comportamenti della popolazione e la CULTURA POLITICA. In alcuni luoghi si agisce facendo prevalere il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE e gli impianti di questo tipo, DICHIARATI INSALUBRI DI PRIMA CLASSE DAL MINISTERO, vengono posizionati in aree idonee, non vicino ai fiumi, lontano dalle residenze e vengono chiusi se recano fastidio o danno agli abitanti. Altrove invece, come DA NOI, rilasciano AUTORIZZAZIONI PER L’AMPLIAMENTO e il RADDOPPIO DELLA PRODUZIONE, mettendo L’ASPETTO SANITARIO IN SECONDO PIANO RISPETTO AL RITORNO ECONOMICO che l’azienda provoca sul territorio, senza considerare L’IMPATTO AMBIENTALE, LA SALUTE PUBBLICA E LA CONSEGUENTE SVALUTAZIONE DEL TERRITORIO E DELLE SUE ATTIVITÀ AGRICOLE E TURISTICHE. Che tipo di FUTURO possiamo aspettarci con il raddoppio di questa attività? QUALE IMPATTO AVRÀ SULLA NOSTRA SALUTE, SULLA NOSTRA VITA QUOTIDIANA E SUL TURISMO NELLE NOSTRE VALLI? Che cosa accadrà alle FAMIGLIE che hanno investito FATICA E DENARO IN ATTIVITÀ E IN CASE, che inevitabilmente e irreparabilmente DIMINUIRANNO DI VALORE? Come è possibile che si decida di svalutare, oltre alla qualità di vita e alla salute pubblica, anche tutto ciò che si è sviluppato sul territorio? Di fatto, grazie a decenni di POLITICHE DI FINANZIAMENTO, anche Europee, per la valorizzazione dell’entroterra e grazie ad INVESTIMENTI PRIVATI nel settore immobiliare, agricolo e turistico, nell’entroterra di Albenga (SV) si è assistito alla RINASCITA DI UNA NUOVA ECONOMIA ECO-SOSTENIBILE, CHE GENERA UN’OTTIMA RICADUTA ECONOMICA. Perché sprecare lo sforzo di tutti noi? Le scelte di oggi ricadono sulle future generazioni e riguardano l’intero comprensorio e i Comuni limitrofi. PERCHÉ DUNQUE TRATTARE QUESTI LUOGHI INCONTAMINATI, COME LA PERIFERIA DI UNA CITTÀ? Di fatto ampliando l’impianto e raddoppiando la produzione, verosimilmente aumenterà anche l’impatto sull’ambiente, sia in termini estetici/visivi che sanitari. È nell'interesse di tutta l'area mantenere UN AMBIENTE BELLO, SANO E NATURALE NELLA RIVIERA LIGURE DI PONENTE, che è, in fondo, il “POLMONE” DEL NORD-OVEST ITALIANO. Senza questo, non avrà più senso lasciare la città per venire qui in vacanza, tanto meno vivere qui. AIUTATECI A SALVARE LE NOSTRE VALLI! FIRMATE NO AL BITUME! LASCIATE UN FUTURO ALLE NUOVE GENERAZIONI! Gruppo di Abitanti della Val Neva e Val Pennavaire APPROFONDIMENTO SUL BITUME Il conglomerato bituminoso, più comunemente indicato come asfalto, viene utilizzato per la pavimentazione delle strade e si ottiene mescolando a caldo bitume ed inerti. Il bitume è il residuo della raffinazione del petrolio, si presenta come un liquido molto viscoso di colore marrone scuro o nero ed è composto da oli aromatici, oli saturi, asfalteni e resine. Gli impianti sono in genere di considerevoli dimensioni con altezza non inferiore ai 10 metri e con camini di 20-35 metri; hanno bisogno di superfici ampie per lo stoccaggio delle materie prime e per la loro movimentazione. Il processo di produzione dei conglomerati bituminosi prevede in primo luogo l’essiccazione degli inerti (sabbia, ghiaia e fresature dell’asfalto derivanti dalla demolizione stradale); il materiale inerte, stoccato in cumuli all’aria aperta, viene prelevato con mezzi meccanici e convogliato in un forno di acciaio rotante con palettatura interna e poi passato nei vagli che dividono il materiale per granulometria. Il bitume è invece conservato in silos e riscaldato a circa 150° per essere reso fluido. Per ottenere un prodotto più liscio si aggiungono anche dei filler (cioè inerti con granulometria molto fine). L’ultima fase del processo produttivo prevede il mescolamento a caldo degli inerti essiccati e del bitume per ottenere l’asfalto, che viene poi stoccato in silos in attesa di essere caricato su camion.La produzione del conglomerato bituminoso non è continua durante il corso dell’anno ma dal momento che sono lunghi i tempi per riavviare gli impianti essi di norma sono tenuti al livello minimo di funzionamento. Impatto ambientale Gli impianti per la produzione di conglomerati bituminosi oltre ad esporre i lavoratori a molti rischi per la presenza di agenti chimici pericolosi o cancerogeni, rumore, vibrazioni, ecc., hanno un forte impatto sul territorio e sulla popolazione. Purtroppo pur essendo riconosciuti dalla normativa come “industrie insalubri” i loro molteplici effetti sono stati ancora poco studiati soprattutto a livello nazionale. Emissioni nell’aria. L’impatto più significativo di una industria di conglomerati bituminosi è senza dubbio rappresentato dall’emissione nell’aria di inquinanti. Questi derivano dai processi di combustione dei bruciatori, dalla lavorazione degli inerti, dal riscaldamento del bitume e dai mezzi per la movimentazione e il trasporto. Il bitume in sé non è considerato cancerogeno per l’uomo dalla Agenzia Internazionale per la Lotta del Cancro (IARC), ma sono possibili cancerogeni gli estratti del bitume, il bitume raffinato all’aria e le miscele. Anche il NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health del governo USA) segnala i fumi di asfalto come potenziali cancerogeni per i lavoratori. Come già accennato è stata segnalata da più parti la carenza di studi sulle conseguenze delle emissioni delle fabbriche di asfalto nella popolazione, ma sono numerose le analisi svolte tra i lavoratori del settore. I principali inquinanti sono: Materiale particellare (PM10 e PM 2,5). Si indicano anche come polveri fini o finissime o più comunemente come polveri sottili e penetrano nell’apparato respiratorio tramite inalazione. Più il particolato è fine più è pericoloso perché si spinge in profondità (le particelle inferiori ai 2,5 μm arrivano fino agli alveoli)i.Composti organici volatili (VOC). Rientrano in questa categoria 300 composti con diverse caratteristiche chimico-fisiche. Sono definiti volatili per la tendenza a evaporare a temperatura ambiente. Tra questi ci sono alcune sostanze di accertata tossicità/cancerogenicità come gli idrocarburi aromatici (il benzene e i suoi derivati) e gli aldeidi (in primo luogo la formaldeide).Idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Sono composti poco volatili che non si sciolgono nell’acqua e tendono ad accumularsi nei tessuti adiposi degli organismi. Nell’aria si propagano in parte in forma gassosa e in parte sono trasportati dalle polveri sottili. Alcuni IPA sono stati riconosciuti come cancerogeni dall’Unione Europea e dall’EPA (Environmental Protection Agency)ii. L’Unione Europea classifica come cancerogeni di categoria 2 con frase di rischio R 45 (Può provocare il cancro) i seguenti IPA: Benzo[a]pirene, Benzo[a]antracene, Benzo[e]acefenantrilene, Benzo[j]fluorantene, Benzo[k]fluorantene, Benzo[a,h]antracene, Crisene, Benzo[e]pireneiii. Una direttiva della Comunità Europea specifica che non esiste una soglia identificabile al di sotto della quale queste sostanze non comportano un rischio per la salute umanaiv. Gli IPA sono poco solubili in acqua e dunque quando arrivano in ambiente acquatico si depositano principalmente nei sedimenti. Questo comporta che da un lato gli IPA vengono immobilizzati, ma dall’altro questi vengono lentamente rilasciati. Di norma gli IPA si trovano in basse quantità nelle acque potabili. La necessità di più approfondite verifiche a questo proposito è segnalata anche dalla direttiva CE 107/2004: “occorre tenere conto dell’accumulo di queste sostanze nel suolo e della protezione delle acque freatiche. Per agevolare la revisione della presente direttiva nel 2010 la Commissione e gli stati membri dovrebbero promuovere la ricerca sugli effetti di arsenico, cadmio, mercurio, nickel e Idrocarburi Policiclici Aromatici sulla salute umana e l’ambiente, segnatamente attraverso la deposizione.” Per produrre l’asfalto in passato si usava anche il catrame, un derivato dalla distillazione del carbon fossile che ha un contenuto di IPA 10.000 o 100.000 volte maggiori del bitume. Il riciclo del vecchio asfalto sfresato (se non controllato) potrebbe portare un consistente inquinamentov. Ossidi di Azoto (NOx). Il biossido di azoto ha un potere irritante e favorisce la formazione di inquinanti secondari come l’ozonovi. Non è facile distinguere gli effetti del biossido di azoto dagli altri inquinanti che derivano dalle combustioni e con i quali si trova associato. E’ comunque stato registrato un peggioramento dei problemi all’apparato respiratorio, soprattutto nella popolazione infantile, in presenza di concentrazioni di biossidi di azotoviiOssidi di Zolfo (SOx). Sono nocivi per gli uomini soprattutto perché tendono a formare l’acido solforoso; sono dannosi anche per le piante e ne rallentano la crescita anche a basse concentrazioni. viiiOssidi di Carbonio (COx).Metalli pesanti. Un rapporto relativo a impianti di produzione di asfalto negli USA ha registrato la presenza di metalli pesanti (antimonio, arsenico, berillio, cadmio, cromo, cobalto, manganese, mercurio, nichel, piombo e selenio). Aggiungiamo inoltre che l’olio combustibile BTZ e gli oli diatermici utilizzati in alcuni impianti per riscaldare il bitume sono riconosciuti sicuramente come cancerogeniix. Gli effetti negativi degli inquinanti ricordati spaziano da disturbi di lieve e media entità (bruciore delle mucose, irritazione agli occhi, problemi all’apparato respiratorio ecc.) ad un aumento di gravi patologie poiché come già segnalato alcune sostanze sono di sospetta o accertata cancerogenicità. Sono molto allarmanti i dati relativi alle malattie che possono insorgere nei bambini che sono più esposti ai pericoli dell’inquinamento rispetto agli adulti. Si tenga presente infatti che i bambini respirano più rapidamente degli adulti, anche perché sono spesso in movimento e passano molto tempo all’aria aperta; essi inalano una quantità maggiore di inquinanti rispetto al peso corporeo e sono particolarmente vulnerabili perché il loro fisico è in fase di crescitax. Studi americani e inglesi hanno evidenziato tra le popolazioni residenti vicino ad industrie per la produzione di asfalto o che emettono gli stessi inquinanti un preoccupante aumento di tumori e leucemie nella popolazione infantilexi. Il dott. R. Weislerxii denuncia un aumento nella popolazione di Salisbury (dove è ubicata una fabbrica di asfalto) di diverse patologie nella popolazione infantile compresi tumori al cervello e mielomi molto rari. Impatto acustico. La diffusione di rumore delle fabbriche di asfalto è notevole, soprattutto nelle fasi di lavorazione che prevedono il trattamento degli inerti; si segnala a tale proposito che l’acusia è una malattia professionale particolarmente significativa nei lavoratori del comparto. Traffico pesante: l’insediamento di un impianto di conglomerati bituminosi comporta un fortissimo aumento del traffico pesante. Le materie prime arrivano allo stabilimento con autocisterne (per il bitume) e autoarticolati (per gli inerti), altri autoarticolati portano via l’asfalto. Per un impianto che produce 100.000 tonnellate di asfalto all’anno sono necessari solo per il trasporto del prodotto finito 3.500-4.000 mezzi, che compiono naturalmente il viaggio di andata e di ritorno. Si ricorda inoltre che il trasporto del bitume è considerato pericoloso ed è soggetto a particolare normativa per le notevoli conseguenze che può comportare un incidente e relativo sversamento del contenuto delle autocisterne

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  • Stefano Di Bernardo ha firmato la petizione 5 giorni fa
  • Mauro Queirolo ha firmato la petizione 22 giorni fa
  • Alessio Susi ha firmato la petizione 24 giorni fa

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Bitume? No grazie!  04/09/2019 | petizioni.it

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