SOVVENZIONARE IL MANTENIMENTO DELLE FORESTE EQUATORIALI

Partiamo da un presupposto: PERCHÉ I PAESI POVERI DEVONO RIMANERE POVERI rinunciando a deforestare PER RIPULIRE L'ARIA CHE NOI CONTINUIAMO A INQUINARE??

Non sarebbe forse giusto dare loro un compenso direttamente proporzionale al mantenimento delle foreste equatoriali?

Le Nazioni Unite spendono miliardi per mantenere il patrimonio UNESCO ma le foreste equatoriali non sono anch'esse patrimonio dell'umanita? È tempo che le nazioni unite decidano di fare fatti concreti contro la deforestazione e smetterla con le CHIACCHIERE che non toccano le multinazionali.

È altamente egoistico e prepotente chiedere agli indigeni di continuare a vivere nella povertà e rinunciare ai guadagni dell’agricoltura, del legname, piantagioni, ai posti di lavoro e agli altri benefici che potrebbero provenire dalla deforestazione delle loro zone. Per quale motivo questi popoli dovrebbero rinunciare al loro sviluppo, senza che i paesi che inquinano l’aria di tutto il mondo risarciscano in maniera adeguata il sacrificio di ripulire l’aria che altri hanno inquinato e che pretendono di inquinare sempre di più? Chi ha stabilito quali devono essere i paesi che devono fare GLI SPAZZINI DELL’ATMOSFERA?

Sarebbe molto più corretto – ed ecologicamente utile all’intera umanità – monitorizzare per ogni paese la superficie delle aree ricoperte da foreste e fornire un sussidio economico direttamente proporzionale agli ettari di foresta preservati.

È totalmente assurdo predicare universalmente la CRESCITA ECONOMICA perpetua, ed al tempo stesso condannare quei paesi equatoriali che per inseguire la crescita economica (quindi maggiori guadagni) ricorrono alla vendita del legname e all’aumento delle terre coltivabili, che saranno coltivate – non dimentichiamolo – per produrre prodotti che saranno acquistati proprio dai paesi occidentali ed A COSTO SEMPRE PIU BASSO.

Sono ormai maturi i tempi per cambiare l’approccio con il quale ONU FMI e BM, grazie a politiche economiche e concessioni varie, cercavano di obbligare i paesi del terzo mondo ad avere cura del loro verde affinchè i paesi industriali potessero godere di un tenore di vita sempre crescente.

L’alternativa concreta alla politica delle sanzioni, la fornisce il mercato stesso e la sua logica in base alla quale chi ha un bene utile a tutti deve essere ricompensato da tutti. Ecco quindi che invece di minacciare sanzioni governative potrebbe rivelarsi maggiormente producente utilizzare le buone maniere e pagare chi ha cura del verde della terra. Questo potrebbe avvenire in diversi modi che potrebbero essere ricondotti in due grandi gruppi di possibilità: Acquistare i territori ricoperti di foreste e destinarli a RISERVE NATURALI oppure, se questo non è permesso dalle normative dei paesi stessi, elargire sovvenzioni attraverso governi o ONG affidabili, con la certezza che le sovvenzioni giungano agli abitanti delle zone forestali per ricompensare il fatto che non vedranno mai sviluppare il loro territorio e saranno condannati a vivere senza elettricità, senza acqua, senza ospedali ecc. ecc.

In questo senso le Nazioni Unite dovrebbero costituire un’agenzia specializzata del tutto simile all’UNESCO alla quale tutti paesi inquinanti dovrebbero fornire il loro contributo in modo proporzionale al loro inquinamento. L’agenzia ONU in collaborazione con la Banca Mondiale, utilizzerebbero il fondo per acquistare foreste – nel caso le leggi di quei paesi lo permettono – o fornire un contribuito economico direttamente proporzionale agli ettari di foresta presenti nella nazione.

BENEFICI:

Il censimento e la monitorizzazione continua della superficie delle foreste – molto meno oneroso dell’attuale certificazione della provenienza dei legnami che prevede la monitorizzazione di ogni albero in maniera che sia possibile stabilire la filiera di provenienza – comporterebbe notevoli risparmi nel bilancio internazionale ma sopratutto fornirebbe una spinta da parte dei governi locali alla conservazione della foresta, in quanto rivestirebbe una forma di attrazione di capitali esteri con un impatto considerevole nella bilancia dei pagamenti. Le popolazioni indigene vederbbero migliorare il loro tenore di vita senza distruggere le loro tradizioni e permettendo, a chi lo vuole, di andare a vivere nei centri abitati. Le multinazionali vedrebbero ridurre il loro “obbligo di accaparrarsi nuovi territori prima che sia la concorrenza a farlo” e sarebbero ben soddisfatte dalla cristallizzazione delle posizioni maturate senza più timore che possa nascere qualche nuova cooperativa che faccia loro concorrenza grazie alle nuove terre provenienti dalla deforestazione.

Last but not least: l’opera delle associazioni ambientaliste sarebbe più facile e raccoglierebbe maggiori consensi senza chiedere ai POVERI DI RESTARE POVERI.

Bisogna fare fatti concreti contro la deforestazione e non SOLO CHIACCHIERE che non toccano le multinazionali ed anzi si rivelano utili a strangolare i governi di paesi che detengono le foreste più' ampie del mondo. Non possiamo SOLO chiedere loro di rinunciare a milioni di posti di lavoro nelle piantagioni ed alla crescita economica che si rovescia su tutto il paese che deforesta in favore di prodotti ad alto reddito.

L'Europa - nel caso in cui le Nazioni Unite non siano disposte a creare L'UNESCO per L'AMBIENTE - potrebbe proporsi per avviare un programma ed un'organizzazione attiva in questa direzione e i cui benefici ricadrebbero a cascata in moltissimi settori, primo fra tutti quello dell'emigrazione incontrollata.

Qualcuno dovrà mettersi in testa che L'OSSIGENO SI PAGA....

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